venerdì 30 marzo 2007

Rai international

Ieri, 29 marzo 2007, sono stata intervistata per un programma su Portoferraio che andrà in onda il 30 aprile all’estero su Rai International per la serie Bel Paese qui la pagina del programma Bel Paese

Mi sono divertita, il conduttore Fabrizio Gatta è molto simpatico e mi ha messo a mio agio. Spero di non far sfigurare il mio paese, non sono molto sciolta davanti a una telecamera.
Eravamo nella libreria “ Il Libraio” e sono stati letti questi tre versi tratti dalla mia prima opera Iomare:




Un granchio saggia lo scoglio
a guadagnare la spiaggia:
il risultato non è garantito.



per sottolineare come l’abitare in una piccola isola condizioni il pensiero e la vita. Siamo poi passati a raccontare la storia dell’isola, di Napoleone e di altre vicende storiche e Gatta al quale avevo fatto vedere il libro Tautogrammi d’amore e d’amarore ha letto



Maliarda

Maliarda,
magistralmente
mi maneggiasti,

maliziosamente,
mio moroso
monopolizzasti,

ma martedì,
massimo mercoledì,
morirai. Maledetta!



Peccato


Ponderi per pescarmi
perché paio prelibata pesca
pesce palombo polposo
pittoresco papavero

passeggi, pianifichi percorso,
parti, parcheggi, pervieni,
presenti preziosa parure.

Patatrac...!
Perdi parrucca.
Peccato...!

Perdonami,
prediligo pelosi peluches.



Spero abbia apprezzato il mio libretto, dalla sua espressione pareva di sì tanto che alla fine della intervista ne ha comprato una copia sulla quale , con piacere, gli ho scritto una dedica.

giovedì 29 marzo 2007

8.. La Biblioteca di Napoleone I° all'Isola d'Elba. Storia di una tesi di laurea "che ha vinto...il premio Strega" e non solo...

Con N di Ferrero ( Einaudi – 2000) il mio studio entra in una dimensione fantastica. L’autore, prima di scrivere il romanzo, si era documentato, in maniera minuziosa, sulla permanenza del Corso all’Elba. Leggendo il romanzo ritrovo “la storia” che studiosi locali tra cui io, avevano pubblicato su libri e riviste. Il fatto che il protagonista sia un bibliotecario, seppur immaginario, e che le mie ricerche siano state trasportate all’interno di un romanzo, mi fa sentire questo libro un po’ mio.
Già nella prima pagina non avrebbe potuto scrivere dei libri ricevuti da Livorno se prima non l’avessi scoperto nelle carte d’archivio e non avessi pubblicato la mia tesi, come non avrebbe potuto raccontare altri episodi relativi alla biblioteca elbana.
Ferrero su uno scenario fedele contenente gli avvenimenti dell’epoca ha ideato e costruito un romanzo di successo che giustamente ha ottenuto il Premio Strega nell’anno 2000.
Sempre in quell’anno il comune di Portoferraio gli conferì la cittadinanza onoraria, con la contrarietà degli storici del luogo che si sentivano rapinati dei loro studi. Così mi raccontava un caro amico scomparso Aulo Gasparri, storico locale di rilievo. In pratica solo lui ed io tra gli autori dai quali aveva attinto Ferrero eravamo favorevoli ad accoglierlo come concittadino.
Anche il giornalista e scrittore Gaspare Barbiellini Amidi mi confidò poi che nel romanzo “Storia di Lei” aveva fatto riferimento alla biblioteca napoleonica e attinto dai miei articoli.
Fu così che la mia tesi volò all’interno dell’arte letteraria prima e in quella cinematografica dopo, con N. di Virzì ispirato a N. di Ferrero che a sua volta era stato ispirato dalla mostra “Lector in insula” del 1989 allestita da me su incarico della Soprintendenza di Pisa e che sotto forma di esposizione visiva, offriva al pubblico il frutto delle mie ricerche.
Questa la storia , a grandi linee, di una fortunata tesi di laurea

Fine

Sandra

martedì 27 marzo 2007

D...

Desiderio

Disinvolta
disfo, dipano
discorsi distorti

distratta dal desiderio
di darmi, di darti…
dissolvo distanze
delineo dimore di dacie

destata
da dirompente dialettica
desisto, disciolgo desio.


Delusione

Dannato destino!
Desìderi donna diversa.

Distruggendomi,
decanti delizie
di debuttante donzella.

Dissimulo delusione,
deglutisco dolore,
dimostro disinteresse.

Depressa,
dignitosamente decollo, disperata.



Da “ Tautogrammi d’amore e d’amarore, Genova, Liberodiscrivere, 2005

lunedì 26 marzo 2007

7. La Biblioteca di Napoleone I° all'Isola d'Elba. Storia di una tesi di laurea "che ha vinto...il premio Strega" e non solo...

Ero veramente preoccupata di dover parlare del mio lavoro davanti a persone competenti, specialisti del periodo napoleonico.
In confronto a loro non sapevo nulla se non quella briciola che…non conoscevano.
Mi feci coraggio pensando che nessuno aveva mai studiato l’argomento, inspirai a lungo, mi tolsi gli occhiali per non vedere le loro espressioni, mentre illustravo la mostra e evitai di pronunciare una sola parola in francese per paura di non saperla dire correttamente.
Andò bene, riuscii a soddisfare le loro curiosità e uscii dalla situazione a testa alta.
Dopo quella esperienza non avrei avuto più avuto timore di parlare in pubblico.
Ma sarebbe passato molto tempo prima che accadesse di nuovo. Nel frattempo la mia storia personale e quella della mostra continuavano il loro cammino su binari diversi che non s’incontravano se non per caso.
Per caso, infatti, seppi che la mostra “Lector in insula” sarebbe andata in trasferta a Parigi, all’Istituto di Cultura Italiana e a Fontainebleau, per merito dell’Amministrazione comunale in cui lavoravo e lavoro. Naturalmente nessuno mi disse niente e in quel momento capii che il mio studio giovanile sarebbe andato in giro da solo. Ormai era cresciuto e aveva fatto innamorare gli altri che lo esportavano con grande entusiasmo.
Ricordo la telefonata di un caro amico che aveva seguito l’evolversi della tesi di laurea e della mostra, aveva letto sui giornali della tournee parigina e voleva congratularsi…
Rimase male, quando gli dissi che non ne sapevo niente.
In effetti, poi qualcosa di ufficiale mi fu detto, quando mi chiesero di abbinare i cartelli informativi ai libri da esporre…lavoro che secondo il mio capo avrei dovuto svolgere fuori orario di ufficio. Mi rifiutai. Oltretutto avrei dovuto recuperare le ore in ufficio. Quindi posi l’aut aut o in orario di servizio o niente. La spuntai, anche se non mi invitarono a recarmi con la delegazione a Parigi ( dove, tra l’altro, non sarei potuta andare).
Clicclate:apparirà la pagina della mostra di Fontainebleau

E questo passo, riportato nella pagina indicata sopra, è una piccola sintesi del mio studio:

Les traités classiques anciens y voisinent avec les textes des grands auteurs anciens et modernes, les romans, les écrits des philosophes du siècle des Lumières, et des recueils sur les sciences et techniques que l’Empereur appréciait tout particulièrement. De nombreux ouvrages sur l’Art de la Guerre sont consacrés aux grands chefs de guerre du XVIIe et du XVIIIe siècle. Napoléon enrichit considérablement ce fonds en s’appropriant des ouvrages appartenant au corps de Génie militaire de Portoferraio, et en se faisant expédier par son oncle, le cardinal Fesch, des livres de géographie ou d’histoire, ou encore en achetant à Livourne des traités d’agriculture, d’astronomie, ou de médecine. La bibliothèque ainsi constituée au cours de l’exil ne comporta pas moins de 2.378 volumes.

Fu pubblicata anche una brochure dove in parte, era stato tradotto l’articolo che avevo scritto per il catalogo della mostra elbana.
Anni dopo, però, quando svolgevo le mansioni di segretaria del Centro di Studi Napoleonici e di Storia dell’Elba, il libretto fu regalato ai membri del direttivo e l’anziano Preside del mio liceo appena lo sfogliò esclamò con la sua voce tipicamente nasale: “ Ma questa è la tesi di Sandra!”
E fu una bella soddisfazione che sommai a quelle di aver pubblicato altri articoli sulla Rivista del Centro Studi : Palombo Sandra, Le biblioteche private di Napoleone, In << Rivista
Italiana di Studi Napoleonici>> N° 1, Anno XXX, (N.S.), 1993, pp. 103-116; . Palombo Alessandra, I bibliotecari di Napoleone, in << Rivista Italiana di Studi Napoleonici>> N° 1, Anno XXXI, (N.S.), 1994, pp. 93-106; Palombo Alessandra, La biblioteca di Napoleone all’isola d’Elba nei mesi seguenti la fuga, in << Rivista Italiana di Studi Napoleonici>> 1/2000, Anno XXXIII, Nuova serie, pp. 147-154.
L’ultimo articolo è del 2000, anno in cui, con mia grande e piacevole sorpresa, il romanzo di Ernesto Ferrero intitolato “N." vinse il premio Strega.
Allo scrittore, che ama l’Elba dove trascorre da decenni le vacanze, l’idea di scrivere N. venne proprio nel 1989, durante la sua visita alla mostra Lector in insula, ma io non lo sapevo e quando aprii la prima pagina del romanzo nel febbraio 2000, ebbi meraviglia nel vedere che il protagonista del libro era un bibliotecario Martino Acquabona ( personaggio di pura fantasia) e che vi erano riportati i titoli di quei libri che invece conoscevo molto bene.



(continua)

Sandra

venerdì 23 marzo 2007

C...

Casomai

Con cautela chiamami
cibami con ciclamini,
clandestini,
cammineremo costa costa

costruiremo
celtiche cattedrali cristalline,
ceselleremo cembali
con curvilinee carezze
coltiveremo cedri,
coglieremo ciliegie

casomai chiedessi che…


Casualmente


Cerco conforto,
carezze, certezze.
Con calde coccole
cancelli carenze.

Cadono carte.
Casualmente controllo.
Chiaramente capisco
che corteggi contessa.

Confusa, cocaina consumo.
Collasso. Contusa, cammino
carponi...


Da “ Tautogrammi d’amore e d’amarore, Genova, Liberodiscrivere, 2005

giovedì 22 marzo 2007

6. La Biblioteca di Napoleone I° all'Isola d'Elba. Storia di una tesi di laurea "che ha vinto...il premio Strega" e non solo...

Se mi capiterà di ritrovare gli articoli dell’epoca mi divertirò a confrontare le frasi apparse sulla stampa con quelle della mia tesi e delle mie pubblicazioni. Purtroppo il narcisismo non aveva attecchito bene dato che non so proprio dove li ho riposti. Mi auguro di non averli buttati via per sbaglio.
Comunque la mostra “Lector in insula” fu l’evento clou dell’estate elbana del 1989 e numerosissimi i visitatori casuali ( In Toscana, le residenze napoleoniche sono seconde solo agli Uffici come numero di visitatori) e quelli interessati. Giornalisti, uomini di cultura come Giulio Einaudi, Giovanni Spadolini, storici, appassionati , semplici curiosi andarono a visitarla per vedere i libri appartenuti a Napoleone, quegli stessi libri che avevo trasportato nei sacchetti di plastica della Coop Toscana Lazio dal museo della Villa dei Mulini alla casa del conservatore onorario per catalogarli e che stavano ora nelle bacheche, controllati a vista dagli operatori museali e da un sistema antifurto!
Durante l’apertura della Mostra, dopo l’inaugurazione, non venni più cercata da nessuno.
Andò la Rai a fare una trasmissione, ma lo seppi dalla televisione, quando vidi il servizio alla TV per caso. Nel frattempo, la chiusura dell’esposizione che era stata fissata per il 30 settembre, fu prorogata al 31 ottobre e in quel periodo mi beccai una bella bronchite.
Stavo riguardata a casa, in attesa di guarire, quando mi giunse una telefonata da parte del direttore dei Musei: sull’isola, si stava svolgendo un convegno di storici, organizzato dal Centro Nazionale di Studi Napoleonici, e i partecipanti avevano richiesto una visita guidata alla mostra.
Un po’ indispettita dal fatto che non si erano mai degnati di coinvolgermi quando dovevano parlare alla televisione o rilasciare interviste sui giornali o in occasione di visitatori di riguardo, feci presente che potevano illustrarla loro, che stavo poco bene.
Ma il Direttore mi rispose che il lavoro era il mio: in breve , davanti agli storici c’era bisogno di me.
Stavo male, avevo gli occhi gonfi e un raffreddore che mi faceva lacrimare gli occhi. Chiesi aiuto alla professoressa Tavoni, la relatrice della mia tesi che si trovava sull’isola. In fondo la tesi era mia, ma anche sua. Invece niente. Mi disse: il lavoro è tuo, tappati bene e vai.
E imbacuccata …andai nel giorno e nell’ora concordata.



(continua)
Sandra

mercoledì 21 marzo 2007

B...

Blackout

Benché buio,
brillano barlumi,
bacche balsamiche
bruciano.

Bevo birra,
bramosa bacio
boy-friend.

Brividi.
Benvenuta, blunotte.



Bello


Bello,
benfatto,
beffardo bluffasti,
bissando brucianti
bugie.

Balordo,
bastardo,
banale bifolco,
buffone! Basta?
Bang!


Da “ Tautogrammi d’amore e d’amarore, Genova, Liberodiscrivere, 2005

martedì 20 marzo 2007

5. La Biblioteca di Napoleone I° all'Isola d'Elba. Storia di una tesi di laurea "che ha vinto...il premio Strega" e non solo...

Gli anni che seguirono furono segnati da una serie di eventi dolorosi che culminarono nel luglio del 1988 con la morte improvvisa, a solo 58 anni, di mia madre.
Nel frattempo mi ero trasferita da Rio Elba a Portoferraio e avevo iniziato a fare qualche supplenza sporadica nelle scuole. Il mio stato di salute peggiorava, tuttavia il desiderio di riprendere in mano la mia vita era più forte degli ostacoli che incontravo.
Stavo insegnando alla scuola alberghiera gestita dalla Provincia di Livorno quando dalla Soprintendenza di Pisa mi giunse l’invito a preparare una mostra sui libri di Napoleone.
Per poche lire, che all'epoca mi parevano tante, lavorai dalla mattina alla notte: seguita dall’allora direttore dei Musei napoleonici elbani scelsi i libri, scrissi le didascalie delle schede, preparai i testi dei pannelli descrittivi. Il direttore più di una volta mi telefonò nel pomeriggio per richiedermi lavori da consegnare la mattina. Il Dr. Dario Mattoni, questo il suo nome, si dimostrò una persona molto preparata e creativa. Diresse i lavori con competenza e chiarezza d’intenti. Fu grazie a lui se il mio lavoro uscì allo scoperto.
L’incarico mi distrasse dal lutto che aveva sconvolto la mia famiglia, mi ci buttai a capofitto, lavorai sodo, senza risparmiarmi. Per la mostra fu preparato un catalogo, stampato dall'editore Belforte di Livorno, nel quale oltre al mio pezzo sulla storia della biblioteca elbana e all’elenco dei libri appartenuti a Napoleone, di cui avevo preparato una versione meno dettagliata rispetto all’originale, apparvero articoli dei vari protagonisti istituzionali dell’epoca e un racconto che Alberto Moravia aveva ambientato nella biblioteca durante una sua visita all’isola.
La mostra “ Lector in insula.La biblioteca di Napoleone all’Elba”, allestita nel Museo napoleonico di San Martino, nella cosiddetta residenza estiva di Napoleone , fu inaugurata, non a caso, il 14 luglio, nella ricorrenza del bicentenario della presa della Bastiglia e rimase aperta sino al 30 settembre.
Non ricordo se all’inaugurazione parlai in pubblico, ricordo che avevo un vestito lungo e rosso e che tutti si complimentavano. Nel lungo corridoio della sala Demidoff dove le bacheche contenevano i libri di napoleone aperti o chiusi, c’era molta folla, nel giardino si banchettava.
La festa riuscì bene e la mia fatica venne ricompensata dal clamore e dall’interesse che questa mostra generò tra gli intellettuali e gli storici.
Era stato sotto gli occhi di tutti quel patrimonio librario, ma nessuno aveva mai considerato quei libri che stavano sull’isola da secoli.
La soddisfazione fu grande. Durante l’estate i quotidiani nazionali dedicarono ampio spazio all’evento. Il mio nome uscì però una sola volta, nel Corriere della Sera dove diventai un uomo perché invece di Alessandra, scrissero Alessandro. Il titolo della mostra invece apparve in quasi tutta la carta stampata nazionale e in tv. Anche ciò che avevo scritto nel catalogo fu riportato, mi pare di ricordare nella terza pagina de La Stampa, a firma di…Giovanni Spadolini.
Di suo Spadolini aveva messo ben poco, quasi tutto l’articolo che occupava metà pagina era una ripresa del mio pezzo in catalogo. Ma si sa, lui era lo storico ed io ero ugualmente fiera di quanto avevo ottenuto con il mio studio.



Sandra

( continua)

lunedì 19 marzo 2007

A ...

Amicizia amorosa

Adorabile amico,
alato albatro,
ante acino acerbo,
adesso ambrosia ambrata,
accostati ad aumentare
amicizia amorosa.

Accarezzami,
avvitami, avvolgimi
abbracciami,
abile accendimi, aprimi
ad amoroso amplesso,
aliseo alita ardente.

Affrettati, attendo.


Addio


Allargo ali,
affatto allegra,
ad angelicata anima,
ad allettato amante.

Azzurra aurora
alba amena,
ad accarezzare amato
appare allodola,
accennati ammiccamenti
attimi affascinanti
ardori avvinti.

Ahimè, assaggio amaro
acino acre.
Afflitta, abbozzo:
addio amore
...antico...



Da “ Tautogrammi d’amore e d’amarore, Genova, Liberodiscrivere, 2005

venerdì 16 marzo 2007

Napoleone e i libri

Nel pomeriggio terrò una conferenza sulle biblioteche di Napoleone e sul rapporto che Bonaparte ebbe con la lettura e i libri all'Università delle Tre Età -UNITRE dell'Isola d' Elba Orientale per cui non aggiornerò la storia della mia tesi di laurea.
Chi ha interesse per questo tema può cliccare sul titolo "Napoleone e i libri" per leggere gli appunti che ho preparato per oggi.


Sandra

giovedì 15 marzo 2007

A Enrico Sirello


Struttura di Enrico Sirello



A Enrico Sirello

Non si può trasportare dappertutto il cadavere del proprio padre ( Apolinnaire)




Brillii luccicanti, fari abbaglianti
tacchi a spillo e spacchi sui fianchi

gorgheggi a gogò
parrucche gracchianti e ori e zirconi
e falsi d’autore

e come un padre appari a ninnarmi
a narrarmi di culi in finestra

di fiati che puzzano
di anisotropici effetti
di acconciature deformi
di ruote elevate a sistema

di colori/calori infangati

m’insegni
a dosare la sabbia di fiume

la mia anima bifora
avvolgi
dilati me stessa
intervieni sul segno e graffi sui sogni
aggiungi collante

mi sproni
a cercarmi

e m’inviti

a ripetere assieme tre requiem
ai maestri dalla bacchetta spuntata.




Portoferraio 2003
Sandra



Portoferraio 2003

mercoledì 14 marzo 2007

4. La Biblioteca di Napoleone I° all'Isola d'Elba. Storia di una tesi di laurea "che ha vinto...il premio Strega" e non solo...



Dopo circa tre anni, avevo ormai recuperato abbastanza materiale per la mia ricerca e terminata la catalogazione dei volumi appartenuti a Napoleone rimasti all’isola, libri che Bonaparte aveva donato alla Comune di Portoferraio.
La stesura della tesi era seguita oltre che dalla docente di biblioteconomia anche dalla direttrice dell’istituto di storia, specializzata in storia moderna. Napoleone non era un illustre sconosciuto e scrivere anche un solo concetto su di lui comportava una riflessione per la scelta delle parole da usare senza cadere nella superficialità e nella retorica. Ancora ricordo alcune frasi sulla cui esposizione dovetti tornare più volte.
Scartai tutte le notizie di cui non c’era una verifica scientifica, riportai dati certi e sicuri e finalmente arrivai a discutere la tesi che mi fece uscire dall’università con tanto di lode.
Era il marzo del 1984 e pensavo di aver chiuso con Napoleone e i suoi libri, ma sbagliavo.
La prof.ssa Maria Gioia Tavoni, che avrebbe potuto far suo questo lavoro in quanto le tesi di laurea appartengono all’università, pensò che lo studio avrebbe meritato essere letto da altri e si mise in contatto con il direttore della Rivista del Centro Nazionale di Studi Napoleonici e di Storia dell’Elba che ben volentieri accolse e pubblicò, nel 1985, una parte della mia tesi e il catalogo integrale della biblioteca, a firma mia.( Palombo Alessandra, La biblioteca dei Mulini racconta Napoleone, pp.11-18 e La biblioteca di Napoleone Bonaparte all’isola d’Elba , in " Rivista Italiana di Studi Napoleonici” n. 2, Anno XXII, (N.S.), 1985, pp. 27-148.)
Fu, all’epoca, una bella soddisfazione per me che avevo portato avanti questo studio tra mille difficoltà di salute e di famiglia.
Che l’argomento fosse appetibile e incuriosisse lo scoprii poco dopo. Abitavo a Rio nell’Elba, un piccolo paesino collinare, e avevo partorito da qualche mese mia figlia Beatrice quando mi arrivò una telefonata per avvertirmi che una giornalista della radio svizzera sarebbe venuta a intervistarmi.
Non potevo rifiutare, ma non ero neppure molto contenta.
Ricevetti giornalista e tecnico audio sotto casa, in una chiostra pubblica.
Li feci accomodare sugli scalini di una gradinata e parlammo.
Non ricordo il nome della trasmissione e neppure della giornalista. Ero quasi scocciata.
Mi ero laureata e mi bastava. Le mete future erano la vita in famiglia e trovare un lavoro e non pensavo che avrei dovuto ancora scrivere e raccontare di Napoleone e tanto meno che il mio lavoro mettesse le ali per regalarmi altre soddisfazioni prima di portare “frutto” ...ad altri.


Sandra

(continua)

martedì 13 marzo 2007

A mio marito




Sfioro con le labbra il tuo viso non rasato,
ancora caldo di cuscino.
Ridiamo rincorrendo gli indumenti
con un occhio alla lancetta,
poi via… fuori a ritornare adulti tra gli adulti.


Sandra

lunedì 12 marzo 2007

3 - La Biblioteca di Napoleone I° all'Isola d'Elba. Storia di una tesi di laurea "che ha vinto...il premio Strega" e non solo...





La catalogazione dei volumi si svolse in maniera particolare. All’inizio nel Museo Villa dei Mulini i custodi mi misero un piccolo tavolino nella stanza dove è conservata la biblioteca. Potevo accedervi anche durante la chiusura al pubblico e lavorare con calma sia quando i dipendenti museali erano all’interno sia quando nell’edificio non c’era nessuno.
Non era piacevole stare sola tra i ritratti d’epoca napoleonica, gli arredi e i tendaggi, in quella grande casa, soprattutto quando sopravveniva un temporale e andava via la luce.
Però il lavoro procedeva spedito.
Di ogni libro preparavo una scheda per autore che comportava anche la conta delle pagine per verificare se ne mancava qualcuna, se vi erano annotazioni, per appuntare tutto ciò che compariva in esse. Però, ad un certo punto, il vecchio conservatore del Museo, un ex fascista convinto ultraottantenne, decise che dovevo catalogare a casa sua perché aveva paura che qualche libro venisse perso e successe che i libri di Napoleone entrarono nei sacchetti della Coop – Toscana Lazio. Per raggiungere l’abitazione del Sig. Padroni, così si chiamava il vecchio, dovevo attraversare la piazzetta antistante il museo e non avevo altro modo per trasferire i libri dal museo alla casa che aveva un salotto pieno di cimeli e di oggetti d’epoca fascista.
La fatica di trasportare i libri da un luogo all’altro fu compensata dalla fiducia del conservatore che mi svelò dove si trovavano carte d’archivio relative alla biblioteca napoleonica, documenti preziosi per ricostruire la storia della raccolta napoleonica.
Nella parte sottostante di alcune vetrine della biblioteca trovai così l’elenco dei libri che Napoleone aveva preso dal locale Genio militare e che furono restituiti al corpo dopo la fuga dall’Elba ( Dei libri che dal Sig. Luigi Guidoni Cancelliere Comunicativo a Portoferraio si consegnano al Sig. Capitano Bechi per ordine del Sig. Fabbroni comandante Superiore Militare di questa città come da sua del 25 gennaio 1816, foglio sciolto), la lista di quelli che furono prestati a N. da suo zio il cardinale Fesch ( Catalogue des livres prétes par Sa Eminence Le Cardinal Fesch à l’Empereur Napoléon, qui lui furent envoyés de Rome à l’Elbe e qu’en partant il donna ordre au Général Lapy de rendre au dit Cardinal, foglio sciolto) e il catalogo dei libri rimasti a Portoferraio dopo che Napoleone era rientrato in Francia ( Inventare des livres existens dans la Bibliothèque de S.M.I.. Cedées à la Comune de Portoferraio, foglio sciolto) e che l’ex imperatore aveva donato alla città ed altri documenti utili alla mia ricerca.


(continua)


Sandra

domenica 11 marzo 2007

A mio padre



Apparisti nel sonno
e fu strano
abbracciare da adulta
il giovane corpo
rapito da Thanatos
così imposi all’inconscio
di vietarti l’ingresso
con un cartello
che andrebbe rimosso
per incontrarci
di nuovo
almeno nel sogno.

Sandra

sabato 10 marzo 2007

La prima Eucarestia




Nell’afosa penombra della chiesa, la piccola Annalisa, alta, magra, segaligna, seduta sopra una panca della navata destra, prega nell’ attesa della sua prima Eucarestia.
Sulla testa ha una trina traforata bianca.
La lunga tunica immacolata sfiora la vecchia mattonella a losanga.

Mamma Clarissa nella fila opposta, alla sua sinistra, la osserva.
La scena ricorda a Clarissa un’altra scena, una bimba annoiata alla Messa festiva abbracciata alla colonna. All’alzata dell’ostia, appena la campanella argentata suonava, giocava, saltava da una mattonella all’altra, lasciava quella bianca, spostava la gamba sulla nera. Un’occhiata della mamma la bloccava. All’epoca Clarissa era una bambina piccola, ma vispa. Uscita da scuola inforcava la bicicletta. Giocava, immaginava, parlava da sola, pedalava, prendeva una strada sterrata , andava nella campagna.
Arrivata alla sua zona preferita, scendeva, passeggiava tra l’erba, guardava incantata la natura. La sera, coricata nella sua brandina, leggeva una novella. La fantasia viaggiava. La lettura rappresentava una sosta alla sua continua attività motoria.

Inizia La Santa Messa : antifona , colletta, prima lettura, seconda lettura.
Clarissa ricolloca la bambina nella memoria, nell’area della sua infanzia.
Ascolta attenta l’Omelia:
"Carissima Annalisa, l’Eucarestia, vita della nostra vita, formata dalla stessa sostanza paterna guida la Chiesa pellegrina sulla terra. Celebra, Annalisa, l’Eucarestia, ascolta la Parola. Essa porta la salvezza, insegna la misericordia, l’umiltà, la fraternità, allontana la meschinità, la malignità, la maldicenza. L’anima priva della Parola Sacra sarà terra arida, arsa, ma la via indicata dalla Parola porterà gioia immensa nella tua vita, allora la Sacra Scrittura consolerà nella giornata penosa, sarà la fortezza della tua vita.
Rammenta! Dalla prima domenica della Quaresima alla festa della Santissima Trinità pratica la penitenza, purifica l’anima, affidala alla Madonna.
Nella difficoltà, invocala, sarà la tua guida, solleverà la fatica quotidiana.
A scuola, a casa cammina nella carità guidata da Maria Santissima, la ricompensa sarà la felicità eterna."

Terminata la predica l’assemblea silenziosa medita la parola ascoltata.
La cerimonia continua, Annalisa composta sembra ignara dell’afa. Fa tenerezza.
Clarissa la guarda commossa: una lacrima scivola sulla gota appena cosparsa dalla cipria.
Annalisa, la sua primogenita era nata prima della data prevista dall’ostetrica .
Era minuta. Uscita dalla clinica, a casa , Clarissa aveva addirittura paura a toglierla dalla culla, ad abbracciarla. Una volta la maternità veniva condivisa: la mamma seguiva la figlia incinta, vigilava sulla gravidanza, la vicina era pronta a aiutarla.
La piccola neonata veniva accudita da una tata tutta sua, talvolta addirittura da una balia.
Ora la crescita della propria figlia comporta una grossa responsabilità.
La donna lavora, la mamma della puerpera abita in una zona lontana dalla figlia. Sparita la figura della tata, estinta la dinastia della balia, alla piccola bada la mamma aiutata dalla scuola materna.
Annalisa ora sta là , vicina alla sua amichetta ,aspetta la sua prima ostia. Sospira, era riuscita a crescerla.


Clarissa sbircia Angela, Alba, Annarita , sulla panca.Ognuna sua amica presenta una peculiarità diversa.
Sfinita dalla calura sbuffa:
“Uffa, questa Messa sembra eterna!”
Angela contrattacca ironica :“Madre snaturata! “
“ Finirà? Trascorsa un’ora, la liturgia sta ancora a metà.”
“Alina ?” domanda Angela.
“ Alina ha la varicella. Stamattina aveva quaranta. Sta a casa “
“ Solaaa??”
“ Sola. Una volta scesa la temperatura, mica ha paura”
“ Mamma snaturata all’ennesima potenza!!!”

A causa della temperatura calda, Clarissa desidera una bibita ghiacciata.
Dalla finestra bifora, posta alla sommità della volta arriva una folata fresca.
"Sia benedetta quest’aria !"

Alba, sua amica dall’infanzia, dà una gomitata a Annarita. Indica una bambina attaccata alla gonna della propria mamma seduta vicina alla colonna della santa patrona. La piccola indossa una gonnellina corta, a tinta unita rosa.
Una medaglietta della Madonna della Guardia attaccata alla catenina dorata ciondola sulla camicetta inamidata. Sulla testa, una finta gardenia, grandissima, orna la crocchia fissata da una forcina.

Annarita sussurra:
"La figlia di Adriana diventerà una disadattata. La educa senza inserirla nella società . La sua giornata passa tra scuola, casa ,chiesa, ma senza una compagnia allegra resta sola. Nessuna amica va a trovarla a casa, nessuna la inviterà a una festa, a una gita. La presenza ossessiva della mamma, aggiunta all’innata timidezza, frena la conoscenza."
"Povera" concorda Alba "Fa pena!".
Alba ha un’idea dell’adolescenza diversa.
Sua figlia studia a Roma, ha un’ampia libertà, la sorveglia senza soffocarla.
Annarita approva la condotta dell’amica. All’epoca della rivolta studentesca era una ragazza impegnata. Aveva la politica nell’anima. Ora amministra una piccola comunità. Prima Cittadina, abbastanza pressata dalla responsabilità, seria oltremisura, ma senza l’incombenza della famiglia, continua soddisfatta la strada politica intrapresa.

Distratta dalla richiesta dell’elemosina presentata dalla suora sbucata dalla sacrestia, Clarissa rufola nella borsa. Allunga una moneta nella cesta.
L’afa aumenta, Clarissa boccheggia. Circola poca aria.
Questa calda primavera la disturba. La gonna la fascia sulla pancia. Suda. Una spallina della camicetta scivola sulla spalla, lasciandola scoperta.

Dalla piccola porta spalancata arriva l’aroma della pasticceria appena sfornata dalla fornaia nella bottega vicina alla Chiesa.
Un’idea la sfiora: "La frutta unita alla pastasfoglia sarà buona?"

Seduta su una sedia impagliata posta vicina a un’uscita laterale, Alda, sua zia sbadiglia. Alla sua sinistra ha Marianna, una ragazza abbandonata da neonata sulla scala esterna della Misericordia.
Ospitata dalla Superiora della Scuola Materna privata "Maria Bambina " ora cucina, stira fa pulizia, insomma fa la serva alla comunità religiosa.
Convinta poetessa, la sua migliore poesia l’ha recitata alla festa paesana:
"La trottola gira/…gira….gira…/ sfinita sta ferma."
Clarissa serra la bocca, frena la risata torna seria.
Osserva zia Alda. Ha la caviglia destra abbastanza gonfia, ma rifiuta la cura data dalla dottoressa. La verità? Rifiuta la vecchiaia.
Abita da sola senza alcuna assistenza in una palazzina vicina alla autostrada. La casa, ereditata dalla cognata Adua, una volta era una graziosa villetta circondata da una vigna coltivata. Ora soffocata dalla ciminiera della fabbrica della birra Corona sembra una casa fantasma. Tuttavia, Alda , ama quella casa. Continua a abitarla. La sirena dell’entrata in fabbrica, della pausa , della chiusura ritma la sua giornata. Aveva un’altra casa ma l’ha venduta, un’altra l’ha affittata alla verduraia , una terza l’ha prestata a Simona la sua nipotina preferita. Simona, a sua volta, l’ha subaffittata.
Alda ha una buona rendita , una certa disponibilità finanziaria. Ma ama la vecchia casa. Ampia, spaziosa, ariosa , ricorda la famiglia scomparsa.
Dà sicurezza, conforta. La mobilia antica arreda la stanza dell’entrata. Nell’anticamera una fioriera orna la finestra,
Arrivata alla sua veneranda età continua serena la sua vita. Cammina ancora abbastanza svelta. La mattina fa la spesa, accompagna la nipotina alla scuola materna. Nell’ora pomeridiana sferruzza , sfoglia la sua rivista preferita. Alla sera va alla Messa vespertina.
Rientrata a casa, prepara la cena, mangia da sola. Unica compagnia la telenovela sudamericana " Marianna". Questa la sua vita quotidiana, questa la sua serenità.
Questa la meta?

Ritornata alla realtà Clarissa nota l’acconciatura violacea.
Un’ora prima la zia era uscita dalla parrucchiera.
"Afa...Afa...Uffa!"
Clarissa suda. Sopporta, guarda Annalisa, ma la calura porta a distrarla.
Angela sembra fresca all’apparenza , ma dalla camicetta spunta la biancheria intima nera.
Agghindata a festa, truccata sembra a prima vista una donna leggera, ma l’apparenza inganna.
Ha una galleria antiquaria, guadagna a iosa. L’altra sera, all’asta straordinaria della mobilia della Contessa trattava, abbassava la cifra. La sua presenza porta allegria. Ha la battuta pronta, suscita simpatia.

Arriva la preghiera eucaristica. Una giovane pianista suona , la corista intona l’AveMaria. Una cassa acustica amplifica l’intensità della musica.
Clarissa osserva commossa la figlia, sembra una suorina. Emozionata va dalla figlia, l’abbraccia, la bacia. Ricevuta l’ostia , l’assemblea canta una lauda, recita la litania lauretana.

La Santa Messa termina.
“ Sia fatta la Tua volontà”.
“Alleluia!”
Uscita dalla chiesa Clarissa, accaldata, sfinita, sbotta:
" Cristiana convinta, ma all’aria aperta!
Alleluia!!! Aria ! Aria!"




Inedito di Alessandra Palombo

giovedì 8 marzo 2007

A mia nonna



CUORI


Rammento mia nonna
sferruzzare
e tra fiori e denari
scelgo fiori (freschi)
tra cuori e picche
scelgo cuori (veri).




Sandra

mercoledì 7 marzo 2007

2 - La Biblioteca di Napoleone I° all'Isola d'Elba. Storia di una tesi di laurea "che ha vinto...il premio Strega" e non solo...


Con grande timore, dato lo spessore del personaggio, iniziai a lavorare.
Cominciai a ricostruire la formazione culturale di Napoleone, su tre piani, l’ambiente corso e la lotta per l’autonomia dalla Francia, gli studi nei collegi militari e le letture extrascolastiche - quindi analizzai le prime biblioteche personali ,dai libri che riunì per la battaglia d’Egitto, a quelle della Mailmason , delle Tuileries e di Trianon sino ad addentrarmi nei due cataloghi della biblioteca da campagna ideale, sogno che non realizz, ma alla cui preparazione aveva lavorato con cura tanto da indicare al bibliotecario oltre agli argomenti anche il formato dei libri e la disposizione nelle casse che dovevano contenerli.
In questo percorso il militare e il politico si innestavano con naturalezza nell’uomo Napoleone e nelle sue radici.
Pur avendo scelto personalmente i suoi bibliotecari, (Denina, Ripault e Barbier), leggendo le lettere a loro indirizzate, risalta la sua attenzione verso le singole opere e soprattutto al messaggio che contenevano. L’aspetto esteriore della legatura o alla rarità dell’edizione non lo interessavo, per l’uso privato.
In parallelo mentre scoprivo un Napoleone uomo che usava il libro come strumento di arricchimento personale e di lavoro, anticipando la figura del moderno lettore, scavavo nelle carte d’archivio, nella corrispondenza di Napoleone stampata, e nei libri che parlavano dell’esilio elbano.
Mi muovevo piano. Troppo è stato scritto su Napoleone Bonaparte ed era facile dar credito a testi non veritieri, a diari dove spesso la leggenda veniva spacciata come realtà.
Riuscii comunque a scrivere la storia della biblioteca di Portoferraio, partendo dai libri che selezionò nelle raccolte del castello di Fontainebleau perché gli venissero spediti all’Elba, prima della partenza, 186 opere, per un totale di 935 volumi.
Sull’isola poi ampliò la sua biblioteca con i libri che appartenevano al locale Corpo del Genio, con quelli che si fece prestare dallo zio Cardinale Fesch e con altri che acquistò in varie città italiane nel breve periodo del suo soggiorno elbano.
Grazie alla segnalazione del Prof. da M. Fernand Beaucour, presidente della Société de Sauvegarde du Chateau Impérial de Pont-de-Briques de Levallois Trovai alla alle Archives Nationales di Parigi, l’inventario generale della biblioteca , un documento , composto da 42 pagine manoscritte, venduto ad un’asta tenutasi nella capitale francese nel 1982.
Sin dall’inizio del lavoro avevo cominciato a catalogare i libri rimasti all’isola,che nessuno aveva pensato di schedare secondo le moderne tecniche di catalogazione.



(continua) Sandra

lunedì 5 marzo 2007

A mia madre

I miei figli sono diversi dai tuoi.
Da quando sei morta, tutto è diverso.
Allora eri avanti alle altre,
ora risulteresti all’antica,
una nonna con la vista un po’miope
ma quanto sarebbe stato bello
vederti invecchiare accanto ai miei figli
che non sbucciano col coltello la frutta.

domenica 4 marzo 2007

1 - La Biblioteca di Napoleone I° all’Elba - Storia di una tesi di laurea che ..."ha vinto il premio Strega" e non solo...



Molto tempo prima di iniziare a scrivere racconti e poesie, mi sono laureata a Pisa in lettere e filosofia e precisamente in biblioteconomia e bibliografia con una tesi dal titolo “ La Biblioteca di Napoleone I° all’isola d’Elba. I libri dell’imperatore da Parigi all’esilio”.
La ricerca fu lunga.

Quasi nessuno aveva studiato Napoleone lettore e rare erano le fonti attendibili .
Ricordo ancora la soddisfazione che provavo quando, in qualche libro, trovavo anche solo due righe sull’argomento e quella nel leggere e rileggere i pochi saggi relativi al rapporto di Napoleone e i libri.
Grazie alla presentazione della mia professoressa Maria Gioia Tavoni riuscii a farmi inviare dalla Biblioteca Nazionale di Parigi una fotocopia dell’unico libro esistente sul tema, Gustave Mouravit, Napoléon bibliophile, Paris, Blaizot, 1905, una guida basilare per conoscere quali libri aveva letto Bonaparte dall’infanzia sino a Sant’Elena, quale era stata la sua formazione culturale e come si era evoluta durante la sua ascesa militare e politica.
Ero giovane e inesperta, affascinata e impaurita dal personaggio che andavo a indagare: Napoleone uomo e lettore.
Dovevo laurearmi con una tesi più semplice, sulle origini della biblioteca Foresiana di Portoferraio, ma allora né la mia professoressa, né io, sapevamo che il fulcro primario della biblioteca del mio paese era il fondo napoleonico e che questo non solo non era mai stato studiato, ma neppure esisteva un catalogo dei libri appartenuti a Napoleone rimasti sull’isola.
Fu così che Napoleone entrò nella mia vita.



( Continua) Sandra

sabato 3 marzo 2007

A mio figlio

Una Stella di ieri

La giornata
un groviglio di nervi.
In punta di sogno
disegno
una Stella di ieri:
la nave, la luna,
io terramadre
con il naso all’oblò,
giù la scia,
e un pezzodime
prediletto
che mi chiede del mare.

venerdì 2 marzo 2007

Annarita Buttafuoco


Le donne, anche le più ignare di militanze e movimenti e di lei stessa, le devono molto, perché molto Annarita ha fatto per loro (L.Berlinguer)

Il mio ricordo di Annarita


Avevo nove anni quando per la prima volta vidi Annarita, figlia di una grande isola sbarcata in una piccola isola.
Da allora le nostre vite si sono intrecciate in una casa bianca, affacciata sul mare, dove bambine guardavamo la schiuma delle onde coprire gli scogli.
Non siamo mai state amiche, eravamo piuttosto sorelle acquisite.

Non avevamo un padre ma due madri che si fusero dando corpo ad un’unica madre.
Lella, sua madre, cucinava bene, rideva volentieri, stirava e piangeva nel seguire alla televisione la festa annuale dell’Arma.
Marisa, mia madre, non sapeva cucire, né sferruzzare, ma ci parlava a lungo e ci indicava che la via per affrontare il mondo stava dentro ai libri.In Annarita e in me, l’amore già innato per la lettura si rafforzò giorno dopo giorno, in quel luogo magico sospeso tra cielo e mare,
dove Marisa teneva le redini
dove l’universo maschile era rappresentato dai fratelli minori
dove i libri stavano ovunque.
Di Annarita avevo soggezione, al Liceo Classico era molto brava, mentre io me la cavavo senza infamia e senza gloria e così provai a fare la furbetta e approfittai della sua preparazione per fare i compiti.
Lei, per due o tre volte, accettò di aiutarmi poi un giorno di fronte ad Enea che attendeva di essere tradotto, mi guardò dritta negli occhi e disse: “No! Devi camminare da sola!”
Alta, magra con due occhi grandi, neri e seri, specchio della sua forza e della sua malinconia, studiava e lavorava nel pomeriggio presso lo studio di un commercialista .La paura l’attanagliava nell’attraversare la piazza per andare a versare i soldi in banca.
Nel crescere il suo animo si schiuse e la sua sicurezza interiore aumentò.
La ricordo ancora sorridente, circondata da amici e amiche della sua compagnia.
Ricordo i suoi, i miei, i nostri primi amori. Spensierati i miei, travagliati i suoi. entrambi non gratificanti.
Diverse per carattere e per origini, Annarita e io aspiravamo a qualcosa che andasse oltre il rituale dell’adolescenza, forse per colpa del nostro passato:
nelle nostre vite, un concentrato di vite
alimentato dalla lettura,
dal cercare di comprendere,
dal continuo interrogarci, in silenzio, sulle nostre esistenze.
La vita ci divise.
Annarita scese a studiare nella capitale.Io, quindicenne, restai sullo scoglio. Talvolta quando tornava, c’incontravamo, ma non si condividevano più le ore.
Leggendo il suo nome stampato sui giornali, sapevo dei suoi studi e della sua fama sempre in crescita.
Accademica, nota storica il suo cognome era diventato sinonimo di Storia delle Donne.
Quando la incrociavo in quelle strade che attraversava come se non le avesse mai lasciate, la salutavo un po’ intimorita chiedendomi che cosa fosse rimasto in lei di noi, del tempo vissuto assieme.
La risposta la lessi nei suoi occhi il giorno in cui io persi Marisa, mia madre.
Arrivò nella camera mortuaria abbracciata a Lella.
In silenzio condividemmo il dolore.
Non era una visita di circostanza la sua, era la visita di chi aveva perduto una parte di sé, come io ho perduto con lei parte della mia infanzia e della mia adolescenza, quella parte di me che ho tenuta nascosta finché da un’altra isola grande, isola che non è quella in cui nacque Annarita e neppure lo scoglio in cui Annarita ed io abbiamo camminato fianco a fianco, giunse un’altra Donna a chiedermi di raccontare di Annarita, di me, delle due madri e della nostra vita nella casa bianca.

Sandra

giovedì 1 marzo 2007

A mia figlia

In questo blog vorrei riunire tutto ciò che ho scritto, e che scriverò, ciò che hanno scritto persone amiche o autori nel cui pensiero mi ritrovo ,per poi stampare il tutto perché rimanga ai miei figli.
E inizio con l'ultima poesia che ho scritto dedicata a mia figlia.


Beatrice
quando avrai famiglia,
non t’angustiare
dopo pranzo
a pensare alla cena dei tuoi cari:
chiudi il catenaccio per un po’
esci, crea, leggi,
gioca, sogna,
ascolta musica
guardati un film
sorseggiando un po’ d’ansonica,
spiega l’ali
del tuo essere
evitando a refoli affannosi
di gettarvi biacca e soffocarlo
come fanno gli amici iniqui
e se l’uggiolina del malessere,
serpe attorcigliata all’albero,
strisciasse nello stomaco
non assecondarla,
schiacciale la testa,
di stoffe è pieno il mondo,
da qualche parte
c’è quella adatta a te.


Sandra