Confesso che ho creduto nella bontà della natura umana, nell’amicizia e nell’amore in ogni forma e dimensione, nel sacrificio della Croce, nell’avvento di una società che abolisse la condanna a morte e rispettasse le persone e tutte le culture.
Confesso di avere investito i miei poveri talenti in ideali senza gambe, in chimere di bambini recitanti a sera le preghiere, gli unici capaci d’amare senza fini.
Confesso che è stato bello credere nella parità dei generi, nell’onestà dei sindacati, nelle manifestazioni solidali, nei programmi elettorali, nella ricerca medica non finalizzata ai fini delle aziende multinazionali, nel sesso come mano dell’ amore, nel calore della mura familiari, nelle certezze degli insegnamenti, nella coerenza di chi mi stava a fianco.
Confesso di essere cresciuta, di non essere innocente, di aver usato le utopie a scudo della fragilità e dell’incompiuto generato dalle ferite ricevute nell’infanzia.

Salve, sono Sandra. Segregata su salubre scoglio scrissi saggi storici, scocciatami, scrivo strofe sbilenche scandalizzando scrittori (sbadata sbaglio spesso, sputtanandomi). Sono sorda, sento solo suoni sommessi. Se sbeffeggiata, sensibilmente soffro silenziosa. Sono sposata. Sono stressata. Salariata spesso sto seduta: studio scartoffie, sbroglio situazioni, seguo scalette, scadenze, suggerisco soluzioni.
lunedì 21 maggio 2007
Confessione
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