venerdì 21 novembre 2008

La mia Signorina a colori


Quando comincia una storia? In genere dall’inizio. A volte, però, è la fine di una storia che ne fa cominciare un’altra. Così ci sono due categorie di storie, quelle che cominciano dall’inizio e quelle che cominciano dalla fine. Ci sono due categorie di donne, quelle che raccontano la loro storia e quelle che non la raccontano, poi ce n’è una terza, quelle che non la raccontano giusta. La signorina a colori…

non solo non la racconta giusta, ma la racconta partendo da metà. La verità del resto sta nel mezzo e lei non ama sbilanciarsi troppo.
Se vedete, in un giorno di sole, una donna di una certa età seduta al migliore bar della piazza, con indosso un vestito nero nero, giacchettina pure nera e borsa a tracolla Coco Chanel attaccata alla sedia, non potete sbagliarvi, è lei. Se poi vi sedete al tavolo vicino e, per educazione, le rivolgete un sorriso, sicuramente inizierà a raccontarvi con la bocca tinta di rosso vermiglio, di come era bella la vita ai suoi tempi. E questa sarà la riprova che è proprio lei.

Facendo tintinnare i ciondoli del braccialetto d’oro a maglie grosse, in pochi minuti, vi metterà al corrente che è di nuovo signorina da quando è rimasta vedova di un dirigente di una multinazionale; che lei nella vita ha avuto tutto, compresi due figli laureati col massimo dei voti che hanno intrapreso un’ottima carriera e che uno l’ha pure resa nonna di una bellissima bambina, quella che si vede nella pubblicità degli omogeneizzati. Si proprio quella piccola paffuta sulla carta patinata della rivista che, per caso, ha davanti, accanto al vaso con la rosa.
Però non fatevi raggirare.
Se vedete, in un giorno di pioggia, una donna di una certa età seduta dentro al più piccolo bar della piazza, che indossa una gonna lunga informe, un paio di scarpe vecchie, con lo sguardo che vaga sul muro della parete, ma ha le labbra colorate di rosso vermiglio, non potete sbagliarvi. E’ lei. Se poi le rivolgete, per educazione, un sorriso mentre bevete un caffè e lei non vi risponde subito, sarà la riprova che è proprio lei.
Porterà il solito braccialetto che farà tintinnare allo stesso modo di quando c’è il sole, solo che la signorina, come la chiamano ancora i vecchi del quartiere, soffre di meteoropatia e così se il tempo è brutto, a stento e con affanno, vi racconterà di essere tornata signorina da quando il suo povero marito è deceduto e soprattutto dall’anno in cui anche i suoi figli se ne sono andati da casa per vivere in un’altra città con delle donne che non hanno rispetto della famiglia e che le portano la nipotina, bella sempre, solamente a Natale.
Però la verità sta nel mezzo o forse neppure e la signorina non si è mai sposata. Per saperlo dovrete avere la fortuna di incontrarla in un giorno in cui il sole fa capolino tra le nubi e lei cammina, con la sua bocca rosso vermiglio, per la piazza, indecisa in quale bar fermarsi mentre, tra sé e sé, facendo tintinnare il braccialetto, si chiede se la scelta sarà intonata alla giornata. E forse, ripeto, forse, conoscerete la verità.

Sandra Palombo

Racconto breve scritto in occasione della Seconda sfida delle Belle Donne

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